BREVE MANUALE PER GIOVANI UFFICIALI 


La prima volta che vedemmo la foto del Generale Figliolo, pensammo fosse tratta da un film di Totò o da una parodia del Generale Buttiglione: ma quante medaglie ha? Quante battaglie ha vinto? E in quali guerre? Nemmeno il Generale Bernard Law Montgomery o il Generale Dwight D. Eisenhower avevano così tante decorazioni.

Poi a pensarci meglio ricordammo che il Dominio ha bisogno di servi stupidi e ambiziosi.

Il fatto che le alte sfere militari siano ormai da anni presenti nelle Logge può cancellare la speranza che a difesa dellʼOnore della Patria e dei valori sociali e costituzionali degli italiani possano intervenire le Forze Armate, dimentiche del loro giuramento alla Costituzione.

I nipotini dei traditori di Super Marina sono troppo presi ad obbedire ai padroni americani o a tramare con i vari servizi segreti che operano sullo scacchiere della portaerei Italia.

Allora mi chiederete, oltre alla Cultura ed al Bello nulla può cambiare lo status quo nunc, ricordando che cultura ed estetica possono forgiare gli animi per una rivoluzione, ma poi hanno bisogno di bracci armati come giornali, tv ed esercito per riuscire a rovesciare la fogna in cui viviamo.

Vogliamo quindi qui rivolgerci a quei giovani ufficiali che magari hanno compiuto missioni allʼEstero, in territori ostili, che pur conducendo una guerra dʼaggressione contro altri popoli non hanno avuto il tempo di scaldare le sedie di qualche ufficio burocratico o freguentato logge di vario genere.

Vogliamo ricordare loro brevemente chi anni addietro rivoluzioni sociali, che nulla avevano a che vedere con i golpes greci, turchi, cileni o quello abortito di Borghese ispirati dalla CIA.

EGITTO

La Rivoluzione egiziana del 1952 , nota anche come la Rivoluzione del 23 luglio, è iniziata con un colpo di stato messo in atto in quella notte da un gruppo di militari dell'esercito egiziano detti "Liberi Ufficiali".

La rivoluzione fu inizialmente volta a deporre il sovrano, Re Fārūq I, ma il movimento rivoluzionario militare decise l'anno seguente di abolire la monarchia costituzionale e di trasformare l'Egitto in una repubblica. L'evento ispirò numerosi in altri paesi arabi e africanicolpi di stato che posero fine a molte delle monarchie in favore di regimi repubblicani, ispirati da ideali repubblicani, anti-imperialisti, terzomondisti e progressisti.

La monarchia egiziana era vista come corrotta e filo-britannica (l'Egitto era stato una sorta di protettorato dell'Impero britannico sino al 1922, ma anche in seguito il Regno Unito avrebbe continuato a far sentire la sua opprimente presenza negli affari egiziani). I fasti della corte apparivano come un'intollerabile provocazione verso la maggior parte del popolo che viveva in condizioni di spiccata povertà.

Le politiche di Re Fārūq completarono l'immagine pubblica di un governo fantoccio nelle mani del Regno Unito.

La corruzione era presente in più istituzioni dell'Egitto: la polizia, l'esercito, il parlamento ed anche la corte del Re.

La secca sconfitta della guerra del 1948 contro Israele venne addebitata al Re, perché esso aveva incoscientemente promosso quel conflitto, ben sapendo quale fosse l'inadeguatezza delle sue forze armate, peggiorando le già precarie condizioni economiche dell'Egitto.

Come conseguenza di queste quattro cause, un gruppo di ufficiali dell'esercito, guidato dal colonnello Gamal Abd el-Nasser, formò un movimento clandestino chiamato i Liberi Ufficiali. Essi presero come loro "front-men" uno dei più alti graduati dell'esercito che godeva di buona popolarità nell'opinione pubblica egiziana, il generale Muhammad Naguib (anch'egli molto deluso da Re Fārūq), per dimostrare la serietà del loro gruppo e attirare il maggior numero di ufficiali possibili tra le proprie file.

Nel messaggio ufficiale che Naguib trasmise a Re Fārūq il 26 luglio, giorno in cui il sovrano abdicò in favore del figlio Fuʾād II, fu fornita al monarca un sintesi delle motivazioni che avevano portato al golpe. Ecco un estratto dalla dichiarazione:

«In considerazione di ciò che il Paese ha sofferto nel recente passato, la grave crisi economica a causa del vostro cattivo comportamento, incitando la guerra, il vostro "giocare" con la Costituzione e il vostro disprezzo per le esigenze dei cittadini. La reputazione dell'Egitto agli occhi del mondo è stata scossa dai vostri comportamenti; la corruzione dei vostri governi e quella che avete lasciato si impadronisse delle più alte cariche dello Stato [...] Pertanto, l'Esercito, che rappresenta il potere del popolo, mi ha autorizzato a chiedere formalmente a Vostra Maestà di abdicare al trono in favore di vostro figlio, Sua Altezza Reale il Principe Ereditario Ahmad Fuʾād, a condizione che questo passo avvenga entro le ore 12 di oggi, 26 luglio 1952, e che voi, Maestà, partiate in esilio entro le 6 di questa sera.

L'esercito, Maestà, porrà sulle vostre spalle la responsabilità di quanto potrebbe avvenire se voi non abdicherete, secondo i desideri del vostro popolo...»

Nella notte tra il 22 e il 23 luglio, avvenne il colpo di Stato in Egitto, messo in opera dal movimento dei Liberi Ufficiali, e guidato da Naguib e Nasser. Le forze armate occuparono i ministeri, le stazioni radio e tutti gli obbiettivi militari ed in brevissimo tempo la capitale, Il Cairo, cadde in mano loro.

Alle 7.30 del mattino del 23 luglio, il golpe venne annunciato a tutto l'Egitto via radio. Dalla stazione radiofonica venne rilasciato il primo comunicato della rivoluzione a nome di Naguib, rivolto al popolo egiziano, in cui si fornivano le spiegazioni per la quale quell'atto era stato necessario, al fine di salvare la Patria. La voce che tutti ascoltarono alla radio era quella di un membro dei Liberi Ufficiali, e futuro presidente dell'Egitto, Anwar al-Sadat.

LIBIA

Dopo la guerra dei Sei Giorni e le violente reazioni dell'intero mondo arabo, compresa la Libia, gli osservatori britannici si resero conto che i tempi erano maturi per un mutamento sostanziale nella compagine politica e sociale dello Stato libico. A nulla valsero i tentativi riformisti del nuovo Primo ministro libico, il moderato Abdullahmid Bakkush, desideroso di contemperare le esigenze di cambiamento della popolazione e dei giovani nazionalisti libici con il mantenimento di stretti legami con Stati Uniti e Gran Bretagna; le sue idee furono considerate da re Idris troppo progressiste e il giovane premier fu costretto alle dimissioni nel settembre del 1968.

Il 1969 fu segnato da cospirazioni e complotti orditi dalla stessa Corte, che aveva deciso di abbandonare al suo destino il principe ereditario Hasan al-Rida, giudicato, in seguito al mutato ordine degli eventi, non più all' altezza di governare il Paese dopo re Idris, e dagli ufficiali superiori dell'esercito, il cui leader Abdul Aziz Shelhi godeva sempre più, insieme al fratello Ornar, del favore del sovrano. I Britannici erano abbastanza sicuri che il nuovo leader libico sarebbe stato uno Shelhi, conformemente alle loro aspettative e alla non troppo segreta volontà del re in proposito.

La rivoluzione degli "ufficiali liberi" del 1 settembre 1969, che portò al potere Muammar Gheddafi, colse apparentemente tutti di sorpresa; in primo luogo gli ufficiali superiori e lo stesso Abdul Aziz Shelhi, che aveva deciso, come si può leggere nei documenti britannici, di effettuare un colpo di Stato il 5 settembre. In seguito si apprese, dalle parole dello stesso Gheddafi, che anche il giovane colonnello stava progettando da qualche anno una rivoluzione, che riuscì perfettamente, consentendo agli "ufficiali liberi" di ottenere il completo controllo del Paese in pochi giorni.

Il 1 ° settembre 1969, un gruppo di circa 70 giovani ufficiali dell'esercito noto come Movimento degli ufficiali liberi e arruolati uomini per lo più assegnati al Signal Corps ottennero il controllo del governo e abolirono la monarchia libica. Il colpo di stato fu lanciato a Bengasi; e, entro due ore, è stato completato. Le unità dell'esercito si radunarono rapidamente a sostegno del colpo di stato e, in pochi giorni, fu istituito il controllo militare a Tripoli e in altre parti del paese. L'accoglienza popolare del colpo di stato, soprattutto da parte dei giovani nelle aree urbane, è stata entusiasta. I timori di resistenza in Cirenaica e Fezzan si sono rivelati infondati. Non sono stati segnalati decessi o incidenti violenti legati al colpo di stato.

Gli analisti fecero subito notare le sorprendenti somiglianze tra il colpo di stato militare libico del 1969 e quello in Egitto sotto Nasser nel 1952, e divenne chiaro che l'esperienza egiziana e la figura carismatica di Nasser avevano formato il modello per il Movimento degli ufficiali liberi. Mentre l'RCC negli ultimi mesi del 1969 si avviava a istituire riforme interne, proclamava neutralità nello scontro tra superpoteri e opposizione a tutte le forme di colonialismo e imperialismo.

Il nuovo governo ha categoricamente respinto il comunismo - in gran parte perché era ateo - e ha ufficialmente sposato un'interpretazione araba del socialismo che ha integrato i principi islamici con la riforma sociale, economica e politica.

ARGENTINA

Un primo colpo di Stato si ebbe nel settembre 1930 da parte del generale José Félix Uriburu, che sollevò dall'incarico il presidente Hipólito Yrigoyen, ponendo fine allo stato liberale ed instaurando un governo autoritario e populista, ma pur sempre ispirato all'oligarchia. Il regime cade due anni dopo, ma ormai la rottura dell'equilibrio si era verificata.

Fino al 1940 si ebbe una crescita costante del movimento sindacale (Confederación General del Trabajo, CGT), sia per adesioni che per rivendicazioni. L'inizio della guerra e l'invasione dell'URSS spaccò l'unità del movimento operaio (dal 1942 esistono due diversi CGT) ma anche nel resto della società argentina, creando divisioni tra fascisti ed antifascisti sul comportamento da tenere nei confronti della guerra.

Nel 1940 andò al potere l'ala più filofascista dei conservatori, contrari all'entrata in guerra contro l'Asse a fianco degli Alleati. Il 4 giugno 1943 essi, insieme al Grupo de Oficiales Unidos (GOU) realizzarono un colpo di Stato, impedendo l'elezione a presidente del filo-britannico Robustiano Patrón Costas. Il colonnello Juan Domingo Perón, appartenente al gruppo, entrò nel governo alla guida del Ministero del Lavoro e della previdenza. Egli, alla fine degli anni trenta, visse nell'Italia fascista come osservatore militare dello Stato Maggiore argentino e

studiò all'Università di Bologna Scienze Politiche ed Economia Corporativa, vedendo con simpatia la politica e l'ideologia fascista, poi alla base del movimento peronista.

Con la guerra in corso l'Argentina si trova in forte crescita economica, grazie ad una fortissima richiesta di prodotti agricoli e d'allevamento da parte di tutti i belligeranti ed allo spostamento della produzione industriale nelle aree che non erano teatro di guerra.

Perón si lega alla CGT 2, autonomista, realizzando tra il 1943 ed il 1945 quanto non era stato raggiunto nei precedenti decenni di lotta di classe: assicurazioni obbligatorie per incidenti sul lavoro e malattie professionali, la giornata lavorativa di otto ore, lo statuto dei giornalieri, tredicesima mensilità, ferie retribuite, estensione del sistema pensionistico, riconoscimento ufficiale dello status giuridico dei sindacati, ecc. La sua popolarità divenne talmente forte da permettergli di assumere nel 1944 anche la carica di Ministro della Guerra e di Vicepresidente.

Essendo però ancora forte, l'oligarchia al potere, contraria a queste misure, tenta di fermare Perón imprigionandolo nel 1945, ma provocando una sollevazione popolare che porterà alla sua liberazione il 17 ottobre dello stesso anno.

«El peronismo será revolucionario o no será nada!» «Il peronismo sarà rivoluzionario o non sarà niente!» (Evita Perón)

Queste brevi righe per ricordare la storia di Rivoluzioni a difesa di diritti costituzionali e libertà sociali e non golpes de Estado promossi da interessi stranieri, da multi nazionali o servizi segreti del turbocapitalismo.

Esiste oggi in Italia o in Europa qualcuno che vuole raccogliere questo messaggio, ricordando però che nessuna rivoluzione è possibile senza un retrotèrra culturale e spirituale. Una RE- VOLUZIONE che da questa età oscura ci riporti alla Civiltà di Valori calpestati dagli omuncoli oggi al potere.

Di Francesco Torriglia

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