Pensieri e considerazioni in attesa dell’arrivo del Soggetto Radicale

Pensieri e considerazioni in attesa dell’arrivo del Soggetto Radicale

Siamo in pieno Cali Yuga e nulla merita d'essere salvato. Verrà con l'inversione dei

poli l'uomo nuovo che su vecchi simboli della Tradizione per un "nuovo inizio", per

una "rigenerazione del tempo" il Soggetto inteso come Dasein(esser-ci) deve

predisporre il terreno per il ritorno del sacro, che però non significa una

restaurazione artificiosa dei tempi andati, ma una nuova localizzazione del Dasein

in un Ort (luogo) inteso come punto di raccoglimento dell'Essere, un nuovo Axis

Mundi in cui si congiungono cielo e terra...

La modernità occidentale ha determinato la perdita di questo luogo che quindi va

ricercato al di fuori della "Landa dell'Occaso", quindi l'aggressione all'Eurasia è in

realtà un tentativo di impedire l'individuazione del luogo (Ort) dove si verificherà il

"nuovo inizio"... Nostro dovere è allora quello di ritrovare l'unità spirituale

nell'Eurasia, in modo da corrispondere all'Evento che è il "sempre possibile" nella

storia, questa è l'unica strada per combattere il Leviatano occidentale per un

"nuovo inizio" che sarà la Parusia, la riapparizione de "l'ultimo Dio" ...La luce

dell'Est.

Da sempre indivisibili, indecisione incomprensibile ai più giovani, a chi non è stato

sfiorato dall'Angelo della Morte.

Solo con il passare degli anni si associano le due cose: allora l'uomo, spesso,

ricerca nelle prestazioni sessuali l'illusione di una fuga a ritroso, di un rimanere

giovane, confondendo spesso la virilità con il Vir.

Poi ritorna con se stesso... per questo forse l'animale uomo è l'unico animale che è

triste dopo l'amore.

In natura nulla si crea e nulla si distrugge: per cui è quantomeno azzardato pensare

che l'Io dell'individuo si annulli con la sua morte fisica.

"Giorno della mia vita, muoviamo entrambi là verso il tramonto" come scrisse

Nietzsche.

Quante volte mi sono fermato ad osservare un tramonto, non con quella tristezza

decadente di chi vede finire un giorno, un ciclo, una vita, ma con lo stupore di un

bimbo affascinato dai magici colori, come davanti ad au danza dionisiaca dove

ninfe e fauni si intrecciano e si sovrappongono.

Il "suono" dei colori... ( perché essi hanno un suono!) la musica del dio Pan.

E tutto senza tristezza, senza melanconia, perché consapevole che se poi viene la

notte, come dopo la notte del Solstizio, viene il giorno...il Dio Sole invicto avrà

ragione delle tenebre.

Magicamente io percepisco in quegli istanti la sintesi di quel effetto estetico che

nasce quando le forze artistiche in sé divise dell'apollineo e del dionisiaco entrano

in azione una accanto all'altra.

Melodia di colori ... tavolozza di suoni.

Non fatuo sentimentalismo, vuota astrazione, ma capacità di cogliere l'attimo,

l'intima anima del fatto.

E così per la morte, per quell'istante del passaggio, da cogliere con un atto di

volontà di potenza, con la dignità del momento, portandosi con sé tutte le cose care

della vita, ma senza rimpianti e nostalgie, con la forza del guerriero pronto per la

sua ultima battaglia: la seconda morte.

E come i maschi degli stambecchi che liberi hanno vissuto, prima di morire girare la

testa, lo sguardo verso Oriente....o come suggeriva l'imperatore Adriano e cioè di

andare incontro alla morte ad occhi aperti...

Francesco Torriglia

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