UN POPOLO CHE NON MERITA. MANIFESTO PER UNA ELITE 

Va detto che da sempre siamo stati refrattari all'essere missionario, fortemente convinti che la libertà (mentale e fisica) deve essere conquistata e non donata. Le conquiste fisiche e metafisiche sono il risultato che ognuno si deve conquistare combattendo la sua "grande guerra santa" da dove può uscire vittorioso o sconfitto. L'iniziazione, quella vera non certo quelle fittizie di talune società secrete, rappresentava nelle società Tradizionali l'entrata nel mondo adulto e/o l'entrata in un circolo di iniziati, la prima tappa di un percorso personale di realizzazione personale.

Detto ciò, la domanda è che senso ha lottare per un popolo che non vuole essere liberato, che ama le proprie catene, che è dominato dal terrorismo mediatico sanitario, che vede nel vaccino (che vaccino non è ma un RNA, che nel migliore dei casi diminuisce gli effetti del virus, quando nel peggiore dei casi porta a complicazioni e alla morte) il solo rimedio alle sue paure, principalmente alla paura della morte che questa "inciviltà" ha voluto cancellare dalle menti dei nostri contemporanei.

Oggi passeggiando sul lungomare abbiamo assistito a due scene emblematiche: un tipo che correva con la mascherina ed una coppia di genitori che avevano messo alla figlioletta di 4 anni la mascherina. E queste non sono eccezioni, ma la fenomenologia del politicamente corretto, dell'italiano covidiota ligio alle regole più assurde, anzi che va oltre le stesse regole imposte.. più realista del re.

E questori ha dato da pensare: se questo è il popolo vale la pena combattere per lui o è forse meglio lasciarlo vegetare (e morire) nel suo conformismo grigio fatto idiozia sotto vuoto ed ignoranza?

Vale la pena lottare per questa massa informe di italioti, pronti a entusiasmarsi per il calcio ( oppio dei popoli) o per Sanremo, o per Netfix, che credono nei dogmi televisivi di qualche esperto in zanzare ignorando la realtà di centinaia di medici, premi nobel, esperti virologhi non al soldo di Bigpharma? Massa conformista e pigra che non vuole ricercare altre ipotesi non conformi al dettame del Dominio; massa depressa per non poter fare un aperitivo ma felice di poter lavorare da casa in pantofole e pigiama.

Questi esseri, questo popolo, da anni è assuefatto da un processo di perdita d'identità, per perdere le proprie radici, millenni di storia incisa nei monumenti ma non nelle coscienze, incapace ormai di una analisi dei fatti che non sia quella del mainstream, che vive nel terrore di vedere contestati i dogmi che gli hanno imposto e che lui ha accettato contento e felice e che guarda con apatia e odio chi cerca di farle comprendere altra visione del mondo.Questa analisi della realtà dell'Italia attuale potrà apparire pessimistica, ma in realtà è solo obbiettiva e realistica. Allora dando per certa questa analisi, resta la domanda se vale la pena lottare ancora per questi italiani?Da tempo con alcuni amici non ci rivolgiamo più a quella identificabile come componente del neo fascismo terminale, considerandolo antistorico pur potendo provare per esso una simpatia epidermica, da museo delle figurine Panini. Proviamo lo stesso sentimento che proveremo nel visitare un museo sui troiani, sugli antichi romani o sui cavalieri della tavola rotonda. Storia e non politica.

Dobbiamo cambiare i paradigmi di riferimento: se il popolo è ormai diventato massa informe alienata, perché cercare di salvarlo, quando non vuole essere salvato? Sarebbe come dare perle ai porci, come salvare chi vuole suicidarsi. A meno di non parlare alla pancia della gente come fa Salvini, per ottenere voti (che a noi non servono neʼ interessano), chi vuole portare avanti una battaglia di civiltà deve cambiare strategia: creare una élite per imporre una visione del mondo diversa dal mondo materialista e transgenico di oggi. Ritornare alle proprie radici per scoprire la propria identità, di cui ogni popolo dovrebbe sentirsi orgoglioso, per creare il proprio futuro. Un archeo-futurismo come quarta via, superamento del fascismo/ antifascismo, del comunismo/anticomunismo, del liberalismo.

Volutamente non abbiamo scritto antiliberalismo, perché consideriamo il liberalismo come le metastasi della civiltà, con la conseguente eliminazione di una visione sacra della vita (e della morte) con la perdita di ogni visione metafisica dell'esistenza in contrasto con i dogmi della nuova religione scientifica.

La situazione quotidiana è sotto gli occhi di tutti, meno quelli che vedono i fatti attraverso le loro lenti chic del politicamente corretto: cinema, televisione e pubblicità dettano lo "stile" di vita della prossima società multirazziale, l'educazione delle nuove generazioni non è più contemplata ne' dalle famiglie occupate a spendere secondo i dettami del mercato, ne' dalla scuola dove le elementari norme di disciplina sono abrogate. I cittadini sono ormai preda della violenza delle mafie locali o di quelle d'importazione. I mezzi d'informazione hanno una sola identica lettura dei fatti, con particolare risalto alle violenze private e pubbliche per intimorire i cittadini. Cittadini che hanno ormai perso la loro identità sociale diventando un agglomerato di borghesi pecoroni e timorosi -intendendo per borghesi non una classe sociale, ma uno stato mentale basato sull'ego, l'interesse individuale, la furbizia e la menzogna-.

L'arte e la cultura sono ormai scomparse sostituite dalla volgarità, lo stupefacente, lo strillare. Ecco il rumore oggi ha sostituito la melodia, i balli tribali la danza, il cattivo gusto d'importazione yankee la ricerca dell'armonia e del bello. Siamo fermamente convinti che non sia possibile cambiare questo status quo con la creazione di un altro partito o movimento, se prima non si pratichi una operazione chirurgica per asportare i melanomi di questa contro- civiltà. E per farlo bisogna una volta per tutte dimenticare le categorie giacobine costruite a tavolino di destra e sinistra e ritornare all'uomo.

Senza radici una pianta muore, un popolo anche. Facciamo nostra l'espressione kalokagathìa (in antico greco, καλοκαγαθία) che indica nella cultura greca del V secolo a.C. l'ideale di perfezione fisica e morale dell'uomo. La bellezza concepita come un valore assoluto, estetico ed etico. Dobbiamo ritornare alla complementarità tra "bello" e "buono" : ciò che è bello non può non essere buono e ciò che è buono è necessariamente bello. il "bello e buono" perfetto che spinge gli uomini ad imitarlo nel loro comportamento morale. Il Dominio ed i suoi complici ha distrutto l'armonia delle cose, non ultimi i prodotti OGM, ed hanno distruttol'armonia tra gli uomini creando tra il popolo le divisioni e la perdita del senso morale e civico per renderlo, il popolo, una massa informe di cyber schiavi. La massa è confusa, dispersa e incapace di organizzarsi. Su questo caos si fonda la forza dell'élite, che è invece organizzata e in questo modo ottiene e mantiene il suo potere. C'è dunque una critica verso la democrazia, ma non è una critica che scaturisce da un giudizio di valore, bensì una critica quasi ontologica: la democrazia, semplicemente, non può esistere, poiché il popolo non ha le capacità di autogovernarsi e nel momento in cui si organizza esso porta automaticamente un'élite a prendere il potere. Si parla di a-democraticità dell'elitismo, non di anti- democraticità.

Per forza di cose, noi critichiamo anche la visione del liberalismo basato sulla separazione dei poteri (appunto perché il potere è invece monopolizzato) e critichiamo il socialismo perché riteniamo che la società - ben lungi dall'essere divisa in classi - sia frammentata e atomizzata. La nostra visione si contrappone infine radicalmente a quella del pluralismo: quest'ultimo infatti ritiene che il potere sia largamente distribuito (e non monopolizzato) tra gruppi che si equilibrano (senza quindi formare élite).

In contrapposizione con le teorie della democrazia radicale e con il marxismo. Il fatto che i governanti fossero minoranza e i governati maggioranza non è una cosa nuova (lo stesso Saint-Simon lo afferma). Questa costante storica è già osservata. Il fenomeno è proposto come qualcosa di ineluttabile nella storia della politica: i vecchi modi di considerare il governo (tripartizioni di Aristotele e Montesquieu e bipartizione di Machiavelli) sono considerati, secondo questa visione, obsoleti: sostanzialmente il sistema politico si fonda sempre sulla dicotomia massa-élite.

Oggi è una élite antiumana a voler trasformare il mondo così come ieri era conosciuto. Occorre contrapporre a questa élite malefica un'altra élite. Questa élite non deve chiudersi in una torre d'avorio, ma creare comunità organiche, organizzate al di là di ogni limite spazio temporale, inserite nella società (in)civile per operare dal suo interno, calcavate la tigre in questo kali yuga, pronto al termine di questo ad uscire allo scoperto e, uomini tra le rovine, indirizzare ciò che resta del popolo.

La storia ci insegna che sono le élite ad aver fatto e disfatto la Storia, in ogni epoca. La battaglia è sempre stata tra élite. Quindi è inutile e dispersivo cercare di convincere una massa che ha deciso di seguire il lupo maschio alfa del Dominio che incute in lei, la massa, il terrore sanitario e il terrore di non appartenere al branco che porta la mascherina e che arde dal desiderio di vaccinarsi.

Andiamo oltre! Prepariamo le comunità organiche per il dopo, quando resteremo uomini tra le rovine.

Di Francesco Torriglia

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