Punti e spunti per un manifesto per un vero grande reset 


Le società borghesi stanno marciando inesorabilmente verso un annichilente baratro cosmopolita e mondialista, ma non lo fanno in virtù di una presunta de-ideologizzazione, bensì proprio per effetto del condizionamento e del lavaggio del cervello prodotti dall'unica ideologia attualmente egemone sul pianeta, ovvero il liberalismo e il perverso meccanismo finanziario-capitalistico che ne deriva.

Quindi per combattere ciò bisogna andare oltre alle sagre dove guru e finti tribuni del popolo, ci dicono che per cambiare dobbiamo andare in pellegrinaggio a piedi a Roma e gridare ai ladri di andarsene. Non se ne andranno. L'unico risultato sarà quello di creare nuovi aspiranti alle prossime elezioni.Quindi bisogna darsi delle idee forza vincenti che non sono da ricercare nei musei ne' nella valigia dei ricordi, ma in una dirompente energia vitale e metafisica che con un linguaggio nuovo elabori quelle soluzioni logiche, non condizionate da nostalgici, ne' da interessi di bottega,ne' da ideologie.

La via è altra: Formiamo delle Comunità di Popolo, non di massa. Delle Comunità "aperte", senza i paletti ideologici del secolo scorso, che parlino di comunicazione ed estetica, Che consentano di individuare gli indirizzi di lotta che possano di uscir fuori dal pressappochismo inutile e dannoso portato avanti dai partiti e movimenti che hanno voluto rappresentare il Popolo con risultati Zero.

Riconquistiamo il Territorio anche geograficamente inteso, sentirne la consonanza, viverne le pulsioni al di fuori delle ideologie. Noi vogliamo e dobbiamo fare politica al di là dei sentimenti e dei "risentimenti" nietzscheanamente intesi. Attardarci ancora a parlare dei Giuda da tre denari che, tradendo gli elettori hanno fatto mercimonio delle Idee è a dir poco riduttivo. Ed è altrettanto riduttivo, oltre che idiota, andar dietro agli strateghi dello strapuntino ed ai ciarlatani del " meno peggio".

Nello scenario esistente e nella dimensione attuale, caratterizzata dall'appiattimento omologo di tutte le formazioni partitiche sulle posizioni di servaggio nei confronti delle centrali usocratiche sovranazionali.

E' il momento di dare un calcio in culo al Sistema, superando la diatriba destra/sinistra e centro. Noi siamo quelli che al sistema preferiscono le due colonne. Quelli che sognano un nuovo disordine mondiale, perché "solo da un grande caos potrà nascere una stella".

Quelli che l'Occidente è un punto cardinale e il Mediterraneo non solo mare.

Quelli che le Borse ce l'hanno sotto gli occhi per l'insonnia e il Pensiero Unico è un nuovo modello di dichiarazione dei redditi e perciò evadono le tasse.

Noi antiborghesi, noi non moderati, noi antiliberisti, noi viandanti del terzo sentiero o della quarta via.

Siamo Ribelli! " Ribelle è il singolo, l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere cosa sia giusto, non gli servono teorie, ne' leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il ribelle attinge alle fonti della moralità non ancora disperse nei canali delle istituzioni. Purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice".

Essere antagonisti, oggi, significa battersi contro il disegno globalizzante, espresso non solo dalle grandi banche internazionali, dal Fondo Monetario r dalla stessa Banca Mondiale ma anche dalle grandi holdings e dai manovratori dei cosiddetti "fondi comuni", per riaffermare la sovranità politica e l'indipendenza dei Popoli - anche e soprattutto europei - dalla soggezione anglo-americana. Un tale tipo di battaglia non può neanche concettualmente essere combattuta dai neo o post-comunisti. Loro sono dottrinarialmente internazionalisti. E i fini della Terza Internazionale propugnavano quello che oggi pretende imporre il capitale finanziario mondiale: un governo unico e un'economia unica e padrona. In breve il Villaggio Globale

Noi che amiamo le donne libere, libere dalla gabbia in cui il femminismo, il maschilismo e il fanatismo le hanno rinchiuse. Vogliamo rettificare la figura femminile secondo uno stile di sincerità, chiarezza, coraggio e libertà interiore, perché possano percorrer la strada della fierezza del proprio intelletto e della propria bellezza, da esprimere nella purezza del fine, perché possano riappropriarsi del ruolo di madre e amante, riconfermando quello di creatura indipendente.

Ecologia? Difesa oggi dalla gretina di turno. Il mondo naturale non è patrimonio di tutti, ma ben di più; è di migliaia d'anni anteriore alla nostra specie. Se proprio si vuol parlare di appartenenza è l'umanità che appartiene alla natura, e non viceversa.

L'imperativo è riappropriassi delle proprie radici, che affondano nel verde dei nostri monti, dei nostri boschi e nelle nostre valli.

Dobbiamo conseguire lo sviluppo individuale e collettivo all'interno della società per scongiurare ed impedire l'esercizio di qualunque ingiustizia o sopruso, individualo o collettivo, che potrebbe scaturire dall'interno del suo ordinamento politico, economico e sociale o provenire dall'esterno.

Per fondare una società o un sistema politico, economico e sociale che corrisponda ai suoi veri bisogni e alle primordiali necessità ed, allo stesso tempo, che sia ad immagine e somiglianza dell'ordine cosmico nel quale vive e dal quale prende ispirazione.

Edificare delle istituzioni che facciano l'interesse particolare e collettivo o se si preferisce, delle istituzioni con le quali l'uomo stesso possa collaborare e nelle quali, come ogni membro della medesima società, possa riconoscersi ed identificarsi.

Se non si inizia con il rifiutare la società capitalista, della logica dell'interesse, che impone miseria e sottosviluppo a vaste aree del mondo per investire il denaro in armi e droghe sempre più micidiali, non si arriverà a cambiare questo sistema.

Bisogna finirla con la sagra dell'ignoranza pseudo scientifica tra stupidità, cialtroneria e ipocrisia su giornali e televisioni. Giornalisti, commentatori, opinionisti, tutti camerieri dell'ignoranza mediatica, i parolai del nulla che sputano analisi improbabili pavoneggiandosi nella dimensione dell'apparire. E che vengono letti ed ascoltati da un'opinione pubblica residuale che di giorno in giorno si manifesta sempre più come il prodotto finito, costruito dai ciarlatani istituzionali.

Noi per la libertà di stampa e d'espressione: il revisionismo è inseparabile dalla ricerca storica ed è un diritto inalienabile per tutti i cittadini italiani, garantito dagli articoli 21 e 23 della Costituzione. Questo non vuol dire che la ricerca storica deve essere revisionista, ma solo che essa ha in sé una ineludibile potenzialità revisionistica, nella misura in cui porta alla scoperta di nuovi documenti e dunque di reinterpretazioni possibili di quanto già acquisito: potenzialità che va rispettata e difesa da inaccettabili forme di "censura legale" e di violenza censoria. E' normale che il dibattito storico possa assumere forme anche di contrapposizione frontale. Lo studio della storia non è cioè un pranzo di gala. Ma neanche può essere un incontro di pugilato con il quale - ledendo la stessa intelligenza dell'aggressore/censore - si pretende di tappare la bocca a chi propone tesi opposte.

Le menzogne storiografiche vanno smascherate e sconfitte con argomentazioni, documenti e dati di fatto, non con leggi liberticide e con il divieto amministrativo di svolgere dibattiti pubblici o lezioni nelle scuole e nelle università.

In sintesi, occorre avere l'intelligenza di percorrere un doppio binario: quello della difesa forte delle proprie idee attraverso una argomentazione sempre più puntuale e serrata, e quella del riconoscimento della libertà di parola per l'avversario, di cui complemento necessario è la proposizione e la difesa di un quadro legislativo che impedisca ogni forma di censura e garantisca lw basi giuridiche per la libertà di espressione per tutti.

Per terminare noi siamo in trincea pronti alla sortita per dare l'ultima spallata ad un sistema manovrato da servi, da lenoni, da corrotti, da miserabili e da infami.

Ed iniziare il nostro vero grande reset

Di Francesco Torriglia

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