Denatalità. L’ ultimo spenga la luce. di Roberto PECCHIOLI
Denatalità. L’ ultimo spenga la luce. di Roberto PECCHIOLI
E' una grande fortuna per l'Italia avere un ministro come Roberto Cingolani. Doppia buona sorte, giacché il professore di fisica milanese dirige un dicastero dalle oscure, ma certo fondamentali competenze, quello della "transizione ecologica". Cingolani è, come si dice, un tecnico, una categoria chiave del nostro tempo, che conferisce un'aura di onniscienza, di indipendenza e di indiscutibilità alle azioni di chi si fregia dell'appellativo.
La vera cuccagna, per le sorti del popolo italiano, è che Cingolani ha una sorta di filo diretto con il paradiso. Un anno fa sentenziò che il pianeta Terra è stato progettato per tre miliardi di persone, concetto ripetuto anche di recente. In un convegno sulle nanotecnologie, il professore ministro ha asserito (no, assicurato, i tecnici non asseriscono, affermano ex cathedra) che "l'essere umano è un parassita perché consuma energia senza produrre nulla. Il pianeta è stato progettato per tre miliardi di persone, siamo in troppi, siamo parassiti". Ha soggiunto "di poter distruggere qualsiasi cellula con un campo magnetico applicato alle nanoparticelle intelligenti (ossido di ferro) scaldando a cinquanta gradi con un campo magnetico esterno".
Non abbiamo capito nulla - mea culpa, mea maxima culpa, analfabeti della Scienza e della Tecnica - ma le parole del ministro paiono vagamente minacciose. In attesa di abbandonare questo mondo trafitti non da un raggio di luna ma da un campo magnetico assassino, ringraziamo Cingolani per aver pronunciato con sincerità le parole che le oligarchie celano dietro fumisterie, acrobazie verbali e false filantropie. Strani filantropi convinti che siamo troppi ad affollare il pianeta, che si arrogano il diritto di stabilire chi potrà sfuggire a nano particelle intelligenti, suicidi assistiti, eutanasia di massa, pandemie forse create nei laboratori riservati di "guadagno di funzione". Un altro insopportabile eufemismo per descrivere antri tecnoscientifici in cui colleghi di Cingolani coperti da protezioni simili a scafandri lavorano per rafforzare i virus esistenti (o crearne di nuovi), con il virtuoso obiettivo ufficiale di rintracciare antidoti e vaccini.
Fatto sta che Cingolani, interlocutore privilegiato del Progettista, del Gene Egoista, in intimi rapporti con l'autore del Big Bang, sa due cose fondamentali: il mondo è stato progettato, forse dal Grande Architetto dell'Universo, una gigantesca scoperta filosofica, teologica e scientifica. Inoltre conosce (glielo ha confidato il progettista) il numero massimo previsto di esseri umani: tre miliardi. Sospiro di sollievo, giacché diversi oligarchi, pardon filantropi, indicano cifre assai più basse, includendo ovviamente loro stessi tra i superstiti.
Fuor di celia - un sarcasmo amarissimo- appare evidente il progetto malthusiano delle élite occidentali. Nessun complotto: parlano chiaro, agiscono di conseguenza. Ricapitoliamo, ad uso degli immemori. Thomas Robert Malthus, pastore anglicano, filosofo ed economista del primo Ottocento, preoccupato per l'aumento della popolazione e sinceramente colpito dalle orribili condizioni di vita degli operai, ammassati nelle nascenti città industriali inglesi, propose varie misure per fare in modo che la popolazione non aumentasse. Cinquant'anni fa, il cosiddetto Club di Roma, finanziato dalle élite finanziarie dell'epoca, rilanciò con previsioni catastrofiche in gran parte risultate errate, il progetto di diminuzione della popolazione per motivi ecologici.
Oggi i più accesi antinatalisti sono i settori ambientalisti per i quali l'uomo non è altro che il grande intruso del pianeta, il nemico di Gaia, la natura ipostatizzata come essere vivente. Il cerchio si chiude con Cingolani, portavoce delle oligarchie. Del resto, ministro tecnico è il nome d'arte caricato di prestigio, neutralità e scientifica infallibilità, attribuito a fiduciari ai quali il potere affida il compito di svolgere politiche contrarie agli interessi popolari, presentate come inevitabili, salvifiche, frutto di una sapienza superiore, quasi esoterica. Sapienza o ideologia? E soprattutto, l'operazione malthusiana- che per Cingolani significa la soppressione di oltre la metà dei viventi- poggia su basi di verità? No, a sentire altri scienziati, i demografi, armati delle leggi aritmetiche della statistica. Per loro, il collasso demografico è la principale minaccia per la civiltà.
Dovrebbe essere un elemento di senso comune, facilmente verificabile camminando per le nostre città e più ancora nelle aree periferiche della nostra Italia. Culle vuote, cucce piene e un dato raggelante: a Madrid vi è il triplo di animali domestici che di giovani sotto i quindici anni. Che cosa significhi una società di vecchi è facilmente riscontrabile in tante vallate e zone interne del paese. Paesi abbandonati, pochi anziani che si aggirano come fantasmi, senza più comunità e servizi. Una dopo l'altra chiudono la posta, la farmacia, la scuola, triste emblema del tempo che fu, il negozietto di prossimità, il bar che assicurava la vita comunitaria. Chi può se ne va per sfuggire al nulla che avanza. L'economia, semplicemente non esiste più.
Tra gli oligarchi occidentali solo Elon Musk dà l'allarme: "nel prossimo ventennio il collasso demografico sarà il problema più grave". Se affrontiamo questo tema con i nostri conoscenti, anche colti e consapevoli, otteniamo sguardi di commiserazione e il solito ritornello: siamo già troppi. Lo hanno detto lorsignori, sarà vero. Il messaggio dominante è: ogni bimbo che nasce non è una vita umana degna di essere accolta, bensì un'impronta di carbonio, un rischio in più per l'ambiente. Vanno in quella direzione le "raccomandazioni "dell'Agenda 2030 dell'ONU (ossia di chi la controlla, le potenze d'Occidente e i loro finanziatori miliardari) e del Forum Economico Mondiale, guidato da vegliardi che se non fossero chi sono sarebbero già stati soppressi con la punturina destinata al volgo eccedente. In più, agisce l'apparato dei grandi mezzi di comunicazione, della pubblicità governata dalle multinazionali, degli apparati culturali, dei governi: avere figli è da irresponsabili, oltreché una seccatura per la libertà individuale e una limitazione per i consumi. Strano il destino che attende il Dragone cinese: diventerà troppo vecchio prima di essere troppo ricco e potente.
Le previsioni dell'ONU sono uguali, un'allerta per la sovrappopolazione. Chi ascolta il messaggio vive nelle parti del mondo in cui non si hanno figli. Altrove, come in Africa, né l'ONU né i miliardari osano lanciare messaggi di questo tipo. Non verrebbero ascoltati e comunque- per ora- quelle popolazioni servono egregiamente per destrutturare il resto del pianeta con l'immigrazione, la sostituzione etnica, la concorrenza al ribasso. Quanto alla nostra porzioncina di mondo, Italia in testa, stabiliamo ogni anno record negativi nel saldo tra nati e deceduti. Eppure Morgan Stanley, primaria banca d'affari, è felice di informare che si espande rapidamente il movimento d'opinione diretto ad astenersi dall'avere figli per evitare il degrado ambientale. Ovvio: è finanziato da loro.
La realtà, tuttavia, ha la pessima abitudine di venire a galla: la Fondazione di Bill Gates- abortista, pro-eutanasia e antinatalista- ammette, con uno studio sulla rivista scientifica Lancet, che le previsioni dei demografi sono corrette e che "una volta iniziata la diminuzione planetaria di popolazione, continuerà inesorabilmente." Più spazio per i miliardari e per le classi di servizio, finalmente liberati dal sudore plebeo di folle fastidiose, lo sciame umano che oscura il panorama.
Entro fine secolo la Cina non avrebbe che 668 milioni di abitanti e l'India perderà trecento milioni di cittadini. Nonostante la Cina abbia abbandonato la politica del figlio unico, da cinque anni muoiono più cinesi di quanti ne nascano. Il quadro per l'Italia e l'Europa è ancora più disastroso, con l'aggravante dell'incredulità e l'indifferenza di un popolo incatenato al presente e l'inazione della politica, criminale in quanto genocida. Danno l'allarme gli economisti indipendenti. Manoj Pradhan, coautore di The Great Demographic Reversal, (Il grande capovolgimento demografico) prevede immense ricadute e gravi sommovimenti economici, politici e sociali del collasso demografico. Alcuni sono già operanti: alta inflazione, scarsità di manodopera, sacrifici crescenti per proteggere le persone anziane o vulnerabili. Oppure, come ora avviene, persuadere che la morte - più o meno volontaria- è l'unica soluzione. In compenso, la Nigeria violenta dalle mille guerre diventerà il secondo paese più popoloso del mondo. Giappone, Russia e Brasile spariranno dai primi dieci.
Per Charles I. Jones, economista dell'università di Stanford, il decremento progressivo della popolazione produce il crollo del livello di vita. Il suo rapporto, Conseguenze di una popolazione in declino, mette in evidenza l'esaurimento progressivo della ricchezza, della cultura, delle idee e dell'innovazione in conseguenza dell'inverno demografico. E' quello che accadde negli ultimi secoli dell'Impero Romano e nei primi del Medioevo, sino alla ripresa ad opera della civiltà cristiana, in particolare la straordinaria fioritura benedettina.
Uno scenario siffatto, che è già penosa realtà in numerose aree interne o marginali del nostro e di altri paesi, dovrebbe inquietare tutti in Europa, la più colpita dalla denatalità, e innanzitutto le istituzioni pubbliche, tenuto conto che il tasso medio di fertilità è di 1,6, il più basso della storia, in calo costante, e che per mantenere l'equilibrio della popolazione il tasso non può essere inferiore a 2,1. Utopia per Italia, Spagna, Germania, dove l'indice è un terribile 1,2.
Le nostre popolazioni rischiano di sparire nell'arco di un paio di generazioni. Niente più italiani. Di che cosa parliamo, dunque, quando discutiamo di problemi - anche gravi - che non ci riguarderanno più come popolo, come civiltà? La domanda è di quelle definitive: vogliamo che esista ancora l'Italia, intesa come popolo, lingua, visione della vita? Interessa mantenere il benessere che ci siamo costruiti con il lavoro e il ricambio delle generazioni, per noi e i nostri figli? Se la risposta è sì, dobbiamo cambiare tutto, proprio tutto, a partire dalla presa d'atto che il cosiddetto spirito dei tempi - cioè le idee che diventano senso comune- sono false, frutto di una manipolazione di lungo periodo di una casta di potere che dobbiamo chiamare nemica.
La risposta dell'Europa- intesa come Ue e pensiero dominante- è sconcertante. Secondo una campagna della Commissione UE - pagata con i nostri soldi - l'avvenire del continente sarà "queer", ossia confuso, fluido, multigenere. Siamo all'imposizione per via di comunicazione istituzionale di modelli di vita sterili e disturbati: cinema, tv, pubblicità, media, non cessano di martellare le coscienze, specie giovanili, con modelli comportamentali mortiferi, destrutturanti, devastanti. Il trionfo della pulsione di morte che scaccia la vita.
Nessuno osa obiettare che l'umanità intera ha funzionato per millenni secondo principi opposti e mai l'ossessione per la sessualità- per di più nelle sue forme più deviate- aveva raggiunto tali estremi. Dio toglie il senno a chi vuole rovinare. Il suicidio di massa di una civilizzazione finisce per rendere problematica la domanda dianzi posta: vale ancora la pena difendere la natalità, ossia la vita, la persistenza etnica e culturale della nostra gente? Eppure la risposta è sì, poiché il futuro, il vero e il giusto non possono essere travolti da menzogne alla moda.
I malthusiani ossessivi, i vari Soros, Gates e il circolo esclusivo di miliardari e di intellettuali creduti per mancanza del coraggio della verità, diffondono un virus, quello della denatalità, mille volte più pericoloso delle epidemie, promuovendo un mondo-ospizio, isterilito, misero, senza la gioia della vita che si rinnova. Tuttavia, non fa notizia: lorsignori non vogliono, benché nessun aspetto della nostra esistenza venga risparmiato da questo sisma epocale: politica, scienza, economia, cultura, vita sociale, spirituale, comunitaria. Pochi, impoveriti, senza speranza. E l'ultimo spenga la luce.