Oops, in Spagna si è spenta la luce Roberto PECCHIOLI

Oops, in Spagna si è spenta la luce Roberto PECCHIOLI

Oops, in Spagna si è spenta la luce. E' arrivata la Grande Interruzione: il cigno nero, l'evento inatteso dagli effetti dirompenti teorizzato da Nassim Taleb è diventato dura realtà. Per un giorno intero è mancata l'energia elettrica nella penisola iberica. I danni economici assommano a parecchi miliardi, quelli di immagine sono enormi, tanto che la City di Londra sta valutando disinvestimenti massicci nell'ammaccato sistema spagnolo. L'evento ha un colpevole chiaro, l'eccessivo affidamento alle energie alternative rinnovabili, solari ed eoliche. Goffo, perfino comico il tentativo del governo Sànchez – che alcuni mesi fa già mostrò tutta la sua incapacità nella disastrosa alluvione di Valencia – di attribuire la colpa a un inesistente "rarissimo evento atmosferico", a una operazione di pirateria elettronica dai contorni indefiniti, addirittura a una "distruzione di energia" che avrà fatto rivoltare nella tomba Lavoisier e Newton.

Fatto sta che l'intero sistema–paese spagnolo e gran parte di quello portoghese sono stati bloccati. La Grande Interruzione ha interessato tutto, proprio tutto, dai trasporti all'industria sino alle utenze domestiche. Poche settimane fa il capo del governo, dinanzi alle perplessità di molti, rassicurò: la Spagna non soffrirà alcun black out, anzi "apagòn", poiché oltre i Pirenei non parlano inglese. La presidente dell' Enel iberica, ex ministro socialista, arrivò a deridere chi manifestava dubbi sulla tenuta del sistema di approvvigionamento energetico. E' stato un disastro annunciato e chi lo aveva previsto è stato trattato come Cassandra, che diceva il vero e non veniva mai creduta.

L' instabilità e l'imprevedibilità delle fonti rinnovabili, panacea di ogni male, fiore all'occhiello del sinistrissimo governo, hanno prodotto un danno terribile. La realtà e la natura presentano il conto all'ideologia, mentre le balzane teorie ecologico-woke della spagnola commissaria europea Teresa Ribera, grande teorica del green, minacciano di orientare l'intera Unione Europea. Mesi fa, altre favole verdi resero più drammatico il bilancio di vittime e danni materiali dell'alluvione che mise in ginocchio la regione di Valencia. Le balzane teorie governative impediscono di incanalare e imbrigliare l'acqua- eterno problema spagnolo- ripulire gli alvei e costruire nuove dighe. Nel caso della Grande Interruzione, ciò che ha provocato il disastro è l'impossibilità di regolare le energie rinnovabili. Apollo, il dio che con il suo carro dorato guida il sole, lo fa a suo piacimento. Eolo, dio dei venti, li fa soffiare quando lo ritiene opportuno. Pertanto non esiste modo di misurare o determinare l'energia in un sistema che concepisce la natura come riserva di materia da sfruttare . E l'elettricità non si può stoccare, solo produrre e distribuire.

A differenza di quella proveniente da centrali nucleari, idroelettriche o a carbone, la quantità di energia solare o eolica prodotta dipende da fattori incontrollabili dall' Homo Technologicus. Il vento e il sole non possono essere immagazzinati. Da qui gli alti e bassi, i picchi e le carenze energetiche, con esiti fatali per il corretto funzionamento della rete elettrica, il gigantesco meccanismo che alimenta il sistema economico e la vita quotidiana. L' ecologia ideologizzata non si limita ad abbattere in Spagna migliaia di ulivi secolari, o, come accadrà in Sardegna, a sfigurare agricoltura, paesaggio ed allevamento per sostituirli con pannelli solari e gigantesche pale eoliche super energivore. Questa anti ecologia non solo distrugge tutto lo splendore del paesaggio, degradato a spaventosi mulini a vento, giganti che meritano di essere attaccati e distrutti come voleva Don Chisciotte. Il flusso irregolare e incontrollabile della nuova produzione di energia, nonostante gli oltraggi alla natura e al paesaggio, può sprofondare una nazione intera nell'oscurità, bloccando tutto, proprio tutto.

Ciò non significa che lo sfruttamento massivo di altre fonti energetiche, dal nucleare al fossile, non generi ferite all'integrità e alla bellezza della natura. Ma le cure prescritte dall' ambientalismo ideologizzato sono rimedi peggiori del male. In Spagna ciò che ha funzionato nell'emergenza sono stati i generatori con motori Diesel alimentati a gasolio, salvando dal disastro gli ospedali. Eppure l'UE e alcuni governi conducono una guerra insensata contro il gasolio con l'alibi della decarbonizzazione dell'atmosfera in base all'assunto ideologico , per nulla accertato, del cambio climatico per eccesso di CO2. Il blackout spagnolo è l'incidente energetico più grave degli ultimi venti anni, secondo il Commissario europeo per l'energia Jorgensen. Gli esperti confermano che prima dell'evento vi era un eccesso di energia rinnovabile, in gran parte fotovoltaica. In quelle condizioni, osservano, la rete è molto fragile, poiché le fonti rinnovabili mancano di inerzia e, in caso di blocco, non hanno capacità di risposta. Le centrali idroelettriche, i cicli combinati a gas e le centrali nucleari, al contrario, sono dotate di elementi rotanti molto pesanti che girano ad alta velocità, in grado di resistere egregiamente agli eventi negativi e hanno la capacità di adattare la potenza se la produzione in un'altra area viene a mancare.

Per motivi legati all'ideologia green, la rete elettrica spagnola funziona quasi solamente con fonti rinnovabili, senza un vero sistema di governo e controllo . Quando un sistema non è governato, diventa impossibile soddisfare le specifiche per cui è stato progettato. Lavora in modalità instabile, ricorda una bicicletta che deve rimanere ferma sulle ruote senza pedalare né muoversi. Ma quando una bicicletta perde l'inerzia che le consente di muoversi, dobbiamo appoggiare un piede a terra per evitare di cadere. Un sistema costruito in questo modo non ha l'inerzia elettrica necessaria a garantire il livello di equilibrio dinamico necessario al funzionamento della rete. L'inerzia- senza la quale il sistema cade- deve essere fornita da un'altra fonte energetica.

Il massimo esperto spagnolo di tecnologie energetiche, José Marìa Martìnez-Val ha parole durissime: " il mix basato sul cento per cento di energie rinnovabili e sullo zero per cento di governance è fallito e quello zero ci ha lasciato abbandonati. I politici hanno trasformato la rete elettrica in una sorta di fiera dei desideri. Non abbiamo alcun controllo. Quando si verifica un piccolo evento, si riesce a gestirlo perché c'è un surplus. Si può mettere in funzione un'altra linea di turbine eoliche, che sono molto sollecitate. Quando l'evento è più significativo, non si è in grado di gestirlo. Non ha l'inerzia termica che offrono il gas naturale o il carbone." Aggiunge che la Grande Interruzione sarebbe passata inavvertita se la rete avesse avuto in funzione dieci megawatt di potenza da gas naturale.

Fin qui i fatti e le polemiche. Il vero problema, che riguarda l'Europa intera, è il mix tossico di fanatismo green governato con imperizia, e di chiusura politica alle fonti energetiche di origine fossile, che ancora per decenni saranno centrali. Il di più è l'ostinazione con cui l'Unione Europea- non solo la Spagna- persegue politiche miopi e tecnologicamente non sicure, rinunciando al gas naturale russo dai costi ragionevoli- importato sul mercato parallelo a caro prezzo- a favore del prodotto americano, ecologicamente impattante per modalità di estrazione, natura del trasporto, tecnologie di liquefazione e successiva rigassificazione. La via dell'energia rinnovabile è giusta e va perseguita, ma ancora per moltissimo tempo sarà integrativa, non sostitutiva. Chi non lo comprende- e nel frattempo chiude al nucleare di ultima generazione in base a paure irrazionali – lavora nell'immediato per la ripetizione di eventi come il blackout spagnolo, a medio e lungo termine per l'irrilevanza economica, energetica, tecnologica dell'Europa. L'ideologia è la gabbia che impedisce di vedere, prevedere, comprendere, padroneggiare gli accadimenti, con esiti infausti come ha dimostrato il Grande Spegnimento di questi giorni. I fatti hanno la brutta abitudine di tornare a galla. Qualcuno riaccenda la luce.   

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