Popolo e rivoluzioni
Molti oggi si indignano perché a differenza di altri popoli quello italiano sembra subire impotente alle norme coercitive e dittatoriali del governo.
A costoro consiglio di ripassare un po' la storia.
Prima del 1789 la parola «rivoluzione» era già usata per i fenomeni politico-sociali, ma in maniera ancora incerta, e solo da qualche decennio. Il suo significato non si era quindi consolidato. Era corrente un uso al plurale: «le rivoluzioni», che designavano le fasi di prevalere del mutamento sulla stabilità, o piuttosto presentavano la storia dei diversi paesi dal punto di vista della trasformazione costituzionale per salti anziché per accumulo istituzionale progressivo.
Prendiamo la Francia e senza voler dare un giudizio politico o metapolitico vediamo che dopo quella del 1789 nell'ottocento ben tre rivoluzioni sconvolsero il suolo francese.
1789 = "fine" dell'ancien régime e della monarchia assolutistica francese, con la decapitazione di Luigi XVI e Maria Antonietta;
1830 = "Rivoluzione di Luglio", dove la casata dei Borbone venne deposta a favore degli Orléans e che portò ad una monarchia che definiremmo "costituzionale";
1848 = "Rivoluzione di Febbraio", nella quale si concluse l'orleanismo e si diede avvio alla celebre Seconda Repubblica.
1871 = La Comune di Parigi è la forma di organizzazione autogestionaria, di stampo socialista libertario, che assunse la città di Parigi dal 18 marzo al 28 maggio 1871.
ditemi ora quante rivoluzioni in quel periodo, o anche dopo, vi sono state in Italia.
Tutto quello che è successo in quegli anni in Italia, dall'occupazione imperialista piemontese del Sud alle forze ribelli che appoggiarono le truppe di occupazione americane nel '45 sono esempi di infime minoranze ( sempre telecomandate da logge e potenze straniere) ma mai espressione di rivolta di popolo.
Forse l'unico esempio di sollevazione popolare potrebbe essere stato quello che sarà poi definito il brigantaggio contro l'imperialismo piemontese. Ma anche qui non fu mai vera rivolta di popolazioni ma di gruppi.
Ed allora che andiamo cianciando di fare la rivoluzione con un popolo come quello italiano, nella sua grande maggioranza rimasto fedele al motto " Francia o Spagna purché si mangi"
Certo esempi di ribellione ed eroismo, di trasgressione contro il potere costituito si sono verificati, come a Fiume, ma sono state sempre minoranze rispetto alle forze popolari che si mossero ( o furono fatte muovere ) in Francia.
Una cosa distingue il popolo italiano dagli altri popoli europei: la mancanza di una idea di Nazione ( a meno che non giochi la nazionale di calcio) e l'idea di autodisciplina. Solo chi ha vissuto per anni all'Estero può comprendere questo: la concezione dello Stato, delle sue leggi e regolamenti, dell'educazione civica intrinseca negli altri popoli sono in Italia completamenti assenti, dove invece esiste ed è ammirata l'arte di arrangiarsi ad aggirare le regole. E i furbetti che praticano questa arte nazionale sono ammirati. Dall'ultimo usciere di qualsiasi ufficio pubblico al presidente di governo o della repubblica.
Gli altri popoli se chi li governa cerca di opprimerli si ribellano, perché hanno nel loro DNA l'idea che esiste uno Stato e tutti devono sottostare alle sue leggi. Da noi lo Stato non esiste ( tranne un breve periodo in cui qualcuno ha cercato di inculcarlo nelle menti e nel cuori degli italiani finendo come è finito). Lo Stato non esiste. Sbagliarono le Brigate Rosse con l'idea di volere colpire al cuore lo Stato: Questo Stato non ha cuore ma tanti stomaci: la Chiesa, la Mafia, il PCI/PD, la maggioranza e l'opposizione, le banche, le logge, i gruppi d'affari, gli interessi stranieri, ma non un cuore. Così come nel cuore degli italiani non vi è posto ( tranne una minoranza) per lo Stato inteso come Comunità di Popolo
Quindi non fatevi illusioni cari amici: gli italiani sono dei pecoroni ieri mandolino e spaghetti, oggi mascherine e "vaccino".
di Francesco Torriglia