TEMI PER UNA RIVOLUZIONE PERSONALE E POLITICA
La Banca e la grande impresa sono "Funzioni di Servizio" della Comunità ai cui cittadini spetta la proprietà della moneta.
- Gli strumenti finanziari ed economici debbono servire a realizzare il benessere della Comunità e non a soddisfare le esigenze di usura e di profitto dei groups locali e multinazionali su cui si fonda il potere mondialista e globalizzante. Gli Uomini e i Popoli che noi difendiamo non sono quelli che producono e consumano merci ma quelli che "sono" la Comunità e che se "hanno" lo hanno nella Comunità e per la Comunità.
Il nostro progetto parte, dunque, dalla ri-costituzione dell'entità Stato che non può realizzarsi se non sulla base delle culture "negate", delle specificità, delle identità comunitarie, di tutto ciò che insomma appartiene alla dimensione etno-ecologica delle realtà di Popolo.
Realtà che - a ben vedere - mal si conciliano con l'idea di Stato Nazionale. Quindi ritorno al per-giacobismo inteso come principale causa dei mali del "mondo moderno, dalle crisi finanziarie prodotte da ideologie costruite a tavolino, all'alienazione delle menti e delle coscienze del l'uomo del ventre, dell'uomo moderno, contro quell'Uomo Integrale che mai conobbe tale malformazioni del proprio essere.
E poi riconquista del Territorio che significa radicarsi sul Territorio - anche concettualmente inteso -, viverne la consonanza, ricostruirne l'identità. Dal recupero delle tradizioni, all'acqua come bene comune e non prodotto di SpA straniere, ad una agricoltura "naturale, non contaminata da OGM di produzione di Monsanto & C., al cui soldo agiscono pseudo rivoluzionari da 9 dicembre da operetta, meglio da opera buffa con guru di scientology ed ex generali in pensione, truffano gli arrabbiati, i delusi. le vittime per mettere il atto i loro progetti e quelli da cui sono manovrati.
L'alternativa a questi sciancati della storia e della politica è la creazione di Comunitas confederate nei territori, dal nord al sud, con un capo che sia in grado di aggregare le particolarità delle vario Comunitas in un disegno più vasto e che vada oltre gli egoismi di parte o di territori, per una Confederazione delle Comunità.
Ma perché questa non sia utopia è necessaria una nuova classe dirigente, dei quadri dirigenti immuni dalle lusinghe del potere e del soldo, quei soldati politici, quei monaci guerrieri a guardia dell'identità, non ex uomini dell'apparato, ma giovani menti non conformiste, futuristiche e trasgressive, infine non borghesi ma avanguardie rivoluzionarie, chiaramente intendendo per borghesi non una classe che in natura non esiste, ma la forma mentis dell'italiota attuale
Il motto è e rimane: "Signore tra uomini liberi e non padrone su un popolo di schiavi". Certe Verità che mi sono " di per se evidenti": il nostro è un ambiente estremamente composito, in cui c'era spazio per tesi ed esperienze estremamente diversificate, legate tra loro di principi, direzione di marcia, da una scelta verticale, dal basso verso l'alto, alla ricerca di un giusto equilibrio tra spirito e materia, da contrapporre alla scelta orizzontale, alla morte spirituale, verso la quale ci vorrebbero portare i gerontocrati del Unione Europea.
la Cultura non deve essere una costruzione teorica, intellettuale, fatta a tavolino, ma qualcosa di vivo, di reale, da costruire dentro di noi con l'esperienza e di cui cercare il riscontro nella realtà che ci circonda.
Una Comunità di Uomini deve essere il centro che unisce i ribelli, gli anti- sistema,coloro i quali - chiusi interiormente in una aristocratica roccaforte - combattono il Positivismo - che è il nostro peggior nemico - e tutto ciò che rappresenta: globalizzazione, libero mercato, liberismo, società multirazziale, abbandono della Sovranità Nazionale, abbandono delle Tradizioni dei Popoli. Il nostro Fronte deve essere il Fronte dello Spirito, quello dei Maghi e dei Cavalieri, per usare parole filosofali, quello stesso Fronte sul quale tante giovani e belle teste hanno sacrificato la loro vita.
La ricerca dell'individuo assoluto, oltre a dire cose nuove sul piano strettamente filosofico, concerne l'integrità, del carisma e dell'intima felicità di un'anima che ha fatto della conoscenza la sua bussola interiore ; giammai però astraendosi in uno sterile misticismo lontano dalla vita reale.
Tali fatti (medianità, spiritismo,ecc.) non hanno nessun valore spirituale; ogni interesse extrasperimentale per essi è malsano e incentivo di degenerescenza; l'ipotesi spiritica oltre che arbitraria, è in sé stessa contraddittoria e che è soltanto aberrante la pseudoreligione che in certi ambienti ne deriva. Spiragli oltre il «normale» possono pur aprirsene, ma con ben altri metodi e con ben altra attitudine interiore, se si deve parlare di «spiritualità».
Il fatalismo si può considerare la malattia del XXI secolo.
Esso non é altro che la tendenza a legarsi ad un'ottica costantemente negativa rispetto a qualsiasi evento.
Fondamentalmente é il nuovo "centro" della modernità, nella quale questa "non essenza", questo "vuoto", questo "non fare", questo nichilismo domina e influisce sulla realtà, in una forma di arrendevole sottomissione che ricorda la
desertica genuflessione, finalizzata ad una presunta "speranza" di salvezza in attesa di un "Messia" che ripristinerà la giustizia.
É interessante ricordare che nell'antichità romana, tra le forme di violazione dello Ius, compaiono le manifestazioni di "iniuriae passive", ovvero quelle violazioni commesse da chi si disinteressa della vita sociale. Insomma, la "società orwelliana o degli spettri" è perfettamente corrispondente alla razza animica degli apostoli del fatalismo.
Bisogna creare in se stessi quell'ossatura interiore che serve a tener in piedi il nostro quotidiano agire nella società attuale.
Conoscere, innanzitutto, un mondo che non è più, ma che al contempo è sempre stato e sempre sarà, poiché non ha bisogno di essere realizzato per non perdere la sua validità eterna; quale è il mondo della Tradizione. Conoscersi e mettersi alla prova, raccogliersi e custodire se stessi per decantarsi progressivamente e migliorarsi alla luce dello studio del mondo tradizionale, rispecchiandosi spontaneamente in una gerarchia di valori che il mondo moderno ha capovolto; avvertire, intuire, un polo attrattivo di principi, prenderne la dovuta consapevolezza affinando la propria anima sul modello tradizionale, disintossicarsi dalla modernità, allontanandosi poco per volta ma definitivamente dall'attuale prototipo di genere umano, degradato rovinosamente all'ultimo stadio d'essenza e di esistenza. Essere un uomo differenziato che "in essenza sente di essere di una razza diversa da quella della grandissima parte dei suoi contemporanei" e che scorge nel mondo della Tradizione (con la sua concezione sacrale, organica e gerarchica del tutto), la terra in cui non sarebbe uno straniero.
L'aderenza ad una particolare conformazione interiore: fedeltà, profondo senso dell'onore e del giusto, disciplina, senso della gerarchia, dedizione perseverante al dovere, accettazione silenziosa e stoica del proprio destino, identificazione totale con la propria comunità.
Intimamente aderire ad un istinto -frutto di un indole pre-natale, di un vero e proprio palinsesto genetico- che non chiede né dà ragioni e si sente estraneo al borghese, all'individualismo tornacontista ed al mercantilismo politico, scevro da ogni coinvolgimento utilitaristico, da ogni moto impulsivo ed irrazionale. Con una idea del sacro ben precisa e avverso a dottrine salvifiche di religioni desertiche.
Di Francesco Torriglia